Capannoni, le aziende della logistica recuperano quelli dismessi
C’è una scarsa offerta di capannoni e immobili all’altezza delle richieste delle aziende della logistica.

Quelli che ci sono per ampiezza di aree coperte e scoperte, vicinanza ad arterie strategiche, non sono adatti. A dirlo è Randstad Research che ha pubblicato anche i dati sul comparto alla luce della forte crescita avuta dopo il 2020 in particolare nel settore sanitario, alimentare e dell’e-commerce. La logistica in Italia conta 1,16 milioni di occupati e genera un valore di 92,7 miliardi di euro pari al 5,41% del Pil.
Negli ultimi anni uno degli aspetti che ha influenzato di più sugli sviluppi logistici è stato proprio l’impatto ambientale: molti operatori si sono mossi in modo da rispettare il territorio occupato, optando per una strategia di recupero di aree dismesse e abbandonate preferite alla nuova costruzione. Il limite di quest’ultima strada sta negli elevati costi di riconversione degli immobili. Secondo le analisi dell’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa i prezzi dei capannoni usati, negli ultimi dieci anni, sono però diminuiti del 20,4%. Le nuove costruzioni sempre più attente al rispetto dei criteri Esg hanno previsto anche la nascita di aree verdi circostanti, l’utilizzo di pannelli fotovoltaici, impianti di illuminazione a basso consumo, possibilità di ricaricare mezzi elettrici. Gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio Osil (Osservatorio Immobili Logistici) della Liuc Business School e dell’Università Cattaneo confermano che solo il 15% degli immobili logistici in Italia può essere considerato sostenibile (certificato Leed o Bream).
Lo sviluppo del territorio, a detta della rete del Gruppo Tecnocasa, vede una concentrazione maggiore di aree logistiche e di nuovi interventi nelle regioni del Nord Italia (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) anche se sempre maggiore interesse è accordato alle regioni del centro e del sud Italia, in particolare Lazio, Campania e Puglia. E negli ultimi anni ha mostrato la tendenza, confermata dalla rete di agenzie Tecnocasa e Tecnorete Immobili per l’Impresa, nel ricercare costruzioni di nuova realizzazione, occupare location secondarie, sviluppare la logistica dell’ultimo miglio. Soprattutto, la logistica ha proceduto con operazioni di “build to suit”, ovvero con progetti su specifiche tecniche segnalate dall’utilizzatore finale. Appaiono invece rallentate le operazioni degli sviluppatori che dovendosi confrontare anche con l’aumento dei costi di costruzione procedono solo se hanno la certezza di locare l’immobile.
La ricerca di location secondarie è dovuta alla saturazione delle aree a ridosso delle arterie più importanti (ad esempio la Brebemi, l’autostrada A4) e allo spostamento verso aree più interne e distanti dove sono presenti spazi per insediarsi, sempre che i piani urbanistici dei comuni interessati prevedano questa possibilità. In questo senso sta andando anche il Pnrr che punta ad investire sulle infrastrutture, la mobilità e la logistica sostenibile.
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