Immobiliare, nel 2050 genererà 800 miliardi di ricchezza in Italia
Nel 2035, il real estate potrà generare 535 miliardi di euro di ricchezza del nostro Paese, per arrivare fino a 800 miliardi nel 2050.

Merito di tecniche e tecnologie avanzate secondo il Report “Innovare vale”promosso da Scenari Immobiliari e Dils. “L’innovazione – dice Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – è ormai infrastruttura del real estate, un settore che in Italia rappresenta il 22 per cento del valore aggiunto nazionale, impiega due milioni di persone in oltre 740 mila imprese attive. Ma è nel futuro la visione più importante, negli scenari evolutivi al 2035 e al 2050”. Secondo le stime di Scenari Immobiliari grazie al fattore innovazione, nel 2035l’insieme di attività di costruzione, sviluppo, gestione e valorizzazione degli asset immobiliari potrà generare circa 535 miliardi di euro di ricchezza del Paese di cui oltre il 5% per il comparto delle costruzioni, quasi il 2,5% per quello dello sviluppo e più del 14% per le attività immobiliari. Valori che raggiungono gli 800 miliardi di euro al 2050, con una forbice tra l’8 e il 10% dalle costruzioni, tra il 3 e il 3,5% dallo sviluppo e tra il 17 e il 19% dalle attività immobiliari.
“Le sfide per i prossimi 10 e 25 anni sono enormi - commenta Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari - perché il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità include la necessità di rivedere parti importanti delle nostre modalità di gestione, delle nostre qualità professionali, delle nostre caratteristiche produttive. Anche l’economia immobiliare italiana, per essere innovativa, dovrà rivedere strategie e accettare cambiamenti nella piramide di valore delle industrie, sostenuta da politiche e investimenti pubblici e privati finalizzati a realizzare un impatto concreto sulla crescita e sull’occupazione”. Il territorio è la scala giusta per l’innovazione: “I sistemi urbani, se sostenuti da una pianificazione accorta a livello locale e da politiche strategiche nazionali, possono attivare dinamiche evolutive autonome e rafforzare la competitività complessiva”.
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